Questo blog racconta il mio "Viaggio" (con la V maiuscola). Doveva essere aggiornato "on the road" ma non è stato possibile. L'host precedente (Splinder) non è molto elastico, così ho raccolto pensieri ed appunti scritti nel viaggio su Blogger (anche se non amo molto Google e i suoi prodotti "ficcanaso"...).
Dato che la struttura a Blog avrebbe imposto una lettura a ritroso del testo, ho "barato" sulle date dei post per cui alla fine della pagina bisogna cliccare sul link "post più vecchi" anche se in realtà sono i più recenti.
Per vedere le immagini ingrandite basta cliccarci sopra, sono ospitate su Picasa.
Non anoiatevi troppo
Massimo
(IL BLOG E' IN COSTRUZIONE E AGGIUNGO PARTI ABBASTANZA FREQUENTEMENTE!!)
NB: I CLIP VIDEO SONO ORA SU YOUTUBE E FUNZIONANO. PURTROPPO LA RISOLUZIONE E' QUELLA DI YOUTUBE MENTRE I VIDEO SONO STATI FATTI IN HD.... (benedetta TZ8...)
Si Viaggiare
Pensieri, riflessioni e immagini del mio viaggio a Capo Nord (25 Giugno - 14 Luglio 2011
lunedì 15 agosto 2011
Mi presento
Chi sono ???
beh un medico, un ricercatore.. ma soprattutto un inguaribile Peter Pan...
che nel 2002, alla soglia dei 50 anni, stanco di rimanere intrappolato sulla Riviera Ligure decise di tornare alle due ruote dopo lontane esperienze in sella a mitiche moto degli anni '70...
Solo perchè stanco del traffico? beh forse non solo per quello.. anzi direi di no... In realtà la moto, l'aria in faccia e il senso di libertà che solo le due ruote ti sanno dare. Per tanti motivi, da giovane, il mio approccio alla moto è sempre stato "mordi e fuggi" nonostante la passione.
Passeranno circa 30 anni prima che questo piccolo sogno potesse essere messo in pratica ed è soprattutto grazie ad Antonella (mia moglie) che ai primi incerti passi sono seguiti i giri più impegnativi, le "zingarate" e i viaggi.. piccoli e grandi alla ricerca dei posti e dei percorsi mitici dei motociclisti e di strade secondarie che si imboccano solo per vedere "dove va a finire la strada"...
Oppure tragitti percorsi più e più volte, in tutti i periodi dell'anno in cui la strada è aperta, scoprendo ogni volta sensazioni e odori nuovi.. come la Bonnette... una scala che ti porta oltre i 2900 metri, percorsa da solo o con Antonella al caldo di agosto o al freddo di fine settembre subito prima della prima nevicata...
E così nel 2002, finalmente, sono tornato sulle due ruote.... grazie al mio amico Gianni che mi diede la spinta finale e che pazientemente mi guidò nei miei primi incerti approcci.
Il primo tragitto, il classico Genova - Camogli fu terrificante.... colpevoli i miei lontani ricordi di moto e il primo mezzo scelto.... un Burgman 250 lungo come un TIR che teoricamente doveva aver fatto poco più di 20.000 km ma che, col senno di poi, doveva aver ampiamente superato la boa dei 100.000 visto il motore alquanto spompato e le condizioni dell'ammortizzatore che rendevano ogni curva la risultante di serpeggiamenti più o meno controllati e controllabili.....
Gianni e Beatrice (sua moglie) furono un monumento alla Dea Pazienza nei primi giri, fatti a passo di lumaca...
Dopo poco più di un anno e mezzo di acrobazie decisi di cambiare il Burghy e presi, ahimè, un altro scooter, un Beverly 500 con un motore prestante malamente accoppiato ad un telaio e a sospensioni totalmente sottodimensionati e ad una componentistica disastrosa....
Il Bev 500 è stato la mia nave scuola, i primi giri seri li ho fatti con lui e ho capito che volevo qualcosa "di più".
Nel 2006 decido che è arrivato il momento, vendo il Beverly e compro una Honda CBF 500, nuova, nera e bellissima. La vado a ritirare dal concessionario di Massa e al ritorno decido di passare per una delle strade che appartengono al mito delle moto: il Passo del Bracco.....
Per la prima volta altri motociclisti mi salutano.....
Con la CBF iniziano i giri seri e i viaggi.
Nel 2009, sono pronto per il salto in avanti... rimango affascinato da uno strano oggetto, con gli occhi un po' strabici.... ci salgo sopra e immediatamente la sento MIA....
E' una fantastica BMW F800R... una moto "nuda"... forse non particolarmente adatta ad un professionista un po' in avanti negli anni.. ma si sa, sono un po' Peter Pan....
Con la F800 sono arrivati i grandi viaggi, i corsi di guida sicura e i giri in pista..
E, ancora più che con la CBF è arrivato l' "andare", sempre e comunque, con qualsiasi tempo e condizione climatica.....
beh un medico, un ricercatore.. ma soprattutto un inguaribile Peter Pan...
che nel 2002, alla soglia dei 50 anni, stanco di rimanere intrappolato sulla Riviera Ligure decise di tornare alle due ruote dopo lontane esperienze in sella a mitiche moto degli anni '70...
Solo perchè stanco del traffico? beh forse non solo per quello.. anzi direi di no... In realtà la moto, l'aria in faccia e il senso di libertà che solo le due ruote ti sanno dare. Per tanti motivi, da giovane, il mio approccio alla moto è sempre stato "mordi e fuggi" nonostante la passione.
Passeranno circa 30 anni prima che questo piccolo sogno potesse essere messo in pratica ed è soprattutto grazie ad Antonella (mia moglie) che ai primi incerti passi sono seguiti i giri più impegnativi, le "zingarate" e i viaggi.. piccoli e grandi alla ricerca dei posti e dei percorsi mitici dei motociclisti e di strade secondarie che si imboccano solo per vedere "dove va a finire la strada"...
Oppure tragitti percorsi più e più volte, in tutti i periodi dell'anno in cui la strada è aperta, scoprendo ogni volta sensazioni e odori nuovi.. come la Bonnette... una scala che ti porta oltre i 2900 metri, percorsa da solo o con Antonella al caldo di agosto o al freddo di fine settembre subito prima della prima nevicata...
(Cima della Bonnette, Alpi Marittime Francesi, Agosto 2008)
E così nel 2002, finalmente, sono tornato sulle due ruote.... grazie al mio amico Gianni che mi diede la spinta finale e che pazientemente mi guidò nei miei primi incerti approcci.
Il primo tragitto, il classico Genova - Camogli fu terrificante.... colpevoli i miei lontani ricordi di moto e il primo mezzo scelto.... un Burgman 250 lungo come un TIR che teoricamente doveva aver fatto poco più di 20.000 km ma che, col senno di poi, doveva aver ampiamente superato la boa dei 100.000 visto il motore alquanto spompato e le condizioni dell'ammortizzatore che rendevano ogni curva la risultante di serpeggiamenti più o meno controllati e controllabili.....
Gianni e Beatrice (sua moglie) furono un monumento alla Dea Pazienza nei primi giri, fatti a passo di lumaca...
Dopo poco più di un anno e mezzo di acrobazie decisi di cambiare il Burghy e presi, ahimè, un altro scooter, un Beverly 500 con un motore prestante malamente accoppiato ad un telaio e a sospensioni totalmente sottodimensionati e ad una componentistica disastrosa....
Il Bev 500 è stato la mia nave scuola, i primi giri seri li ho fatti con lui e ho capito che volevo qualcosa "di più".
Nel 2006 decido che è arrivato il momento, vendo il Beverly e compro una Honda CBF 500, nuova, nera e bellissima. La vado a ritirare dal concessionario di Massa e al ritorno decido di passare per una delle strade che appartengono al mito delle moto: il Passo del Bracco.....
Per la prima volta altri motociclisti mi salutano.....
Con la CBF iniziano i giri seri e i viaggi.
Nel 2009, sono pronto per il salto in avanti... rimango affascinato da uno strano oggetto, con gli occhi un po' strabici.... ci salgo sopra e immediatamente la sento MIA....
E' una fantastica BMW F800R... una moto "nuda"... forse non particolarmente adatta ad un professionista un po' in avanti negli anni.. ma si sa, sono un po' Peter Pan....
Con la F800 sono arrivati i grandi viaggi, i corsi di guida sicura e i giri in pista..
(Verso la Bretagna, Luglio 2009)
E, ancora più che con la CBF è arrivato l' "andare", sempre e comunque, con qualsiasi tempo e condizione climatica.....
(Passo del Faiallo, Liguria, Febbraio 2011)
A volte con condizioni "un po' troppo" spinte.....
Sono passati solo 9 anni dal mio ritorno sulle due ruote.. quanta strada... e domani si va dove sognavo da anni, da quando ero poco più di un adolescente. Si va verso il luogo dove il sole non tramonta mai.
Il "viaggio" in moto per eccellenza ....
Capo Nord
............ in solitaria
La ragione di questo blog è proprio quella di cercare di tenere al corrente i miei amici in queste tre settimane... non sarà sempre possibile farlo, ma ci proverò...
Lamps a tutti
Il "viaggio" in moto per eccellenza ....
Capo Nord
............ in solitaria
La ragione di questo blog è proprio quella di cercare di tenere al corrente i miei amici in queste tre settimane... non sarà sempre possibile farlo, ma ci proverò...
Lamps a tutti
(Questo pezzo è stato scritto pochi giorni prima della partenza. Purtroppo non sono riuscito ad aggiornare il blog "on the road")
Perchè Capo Nord?
Ci sarebbero milioni di ragioni ma forse la più vera è quella che il grande alpinista degli anni ’20 Gorge L. Mallory disse ad un giornalista che gli chiedeva la motivazione che lo spingeva a tentare la scalata del monte Everest:
“Perché è lì”….
C’è bisogno di una motivazione? No, non ce ne sono, ci sono solo sensazioni, emozioni, contatto con natura e spazi selvaggi, e la voglia del viaggio verso una meta fittizia. Il “viaggio” fine a se stesso perché è nel viaggio che accade tutto e si crea l’armonia con se stessi, con il mezzo meccanico che ci sta portando e con l’ambiente esterno.
Capo Nord, come qualunque altro “finis terrae”, ha un fascino particolare perché rappresenta il punto oltre al quale non puoi più andare, il confine, le Colonne d’Ercole. Come la cima delle montagne che scalavo quando ero giovane. Sulla cima finisce la terra ed inizia l’aria, lo spazio infinito. E la scalata è un po’ come il viaggio.
Perché in moto?
Beh perché Capo Nord in moto è un mito…. È il desiderio confessato ed inconfessabile di ogni Motociclista, di ogni Biker che si rispetti. Perché rappresenta il viaggio verso il Finis Terrae per eccellenza. Ci si affaccia dal pianoro sotto il globo d’acciaio e si guarda a Nord sapendo che non c’è nulla, nessuna terra emersa. Solo il ghiaccio polare, lontano. Poi la terra inizia a “girare” verso Sud e lo sguardo si perde nel nulla e nel vuoto dello spazio.
Perché da solo?
Potrei dire perché non ho trovato compagni di viaggio disposti a muoversi tra giugno e luglio (perché di Bikers che vogliono andare a Capo Nord ce ne sono tanti… quelli che ci vanno davvero un po’ meno). In realtà Capo Nord da soli in moto è un mito nel mito. Un viaggio filosofico alla ricerca di se stessi, alla ricerca della fusione con spazi selvaggi e severi (ma non troppo, siamo sempre in uno dei paesi più ricchi del mondo), dove la maggiore difficoltà è data dalle condizioni atmosferiche.
Un viaggio simile alle mie giovanile scorribande solitarie in montagna… ma con molti meno rischi. Una avventura, si… ma addomesticata.
Tre settimane.
So però che sarà una solitudine molto relativa. Per quel senso di solidarietà che accompagna tutti i Lupi Solitari, i Bikers tendono a socializzare, specialmente quando escono dalla frenesia delle “orecchie a terra” tipiche della Val Trebbia, del Bracco, del Penice o della Cisa e si muovono nei grandi spazi dei viaggi del Mito.
Perché ora?
Perché ne ho le palle piene di vedere la Sanità fatta a pezzi dalla politica. Nel momento in cui si celebrerà l’ultimo scempio che porterà allo smantellamento (o rottamazione) dell’Istituto in cui lavoro da 30 anni e che ho contribuito a costruire voglio essere altrove. Il 1° luglio quando si consumerà una sceneggiata di cui si sa già l’esito non voglio esserci. Per troppi anni mi sono sacrificato per l’Istituto. Sempre reperibile, pronto a lavorare ovunque e a prescindere da tutto attaccato al computer. Questa volta no.
Parto solo con uno smartphone.. che userò non per lavorare ma, se possibile per scrivere qualche nota su questo blog e per rimanere in contatto con la mia famiglia e gli amici.
Del resto, fino a metà luglio non voglio più sentire nulla.
“Perché è lì”….
C’è bisogno di una motivazione? No, non ce ne sono, ci sono solo sensazioni, emozioni, contatto con natura e spazi selvaggi, e la voglia del viaggio verso una meta fittizia. Il “viaggio” fine a se stesso perché è nel viaggio che accade tutto e si crea l’armonia con se stessi, con il mezzo meccanico che ci sta portando e con l’ambiente esterno.
Capo Nord, come qualunque altro “finis terrae”, ha un fascino particolare perché rappresenta il punto oltre al quale non puoi più andare, il confine, le Colonne d’Ercole. Come la cima delle montagne che scalavo quando ero giovane. Sulla cima finisce la terra ed inizia l’aria, lo spazio infinito. E la scalata è un po’ come il viaggio.
Perché in moto?
Beh perché Capo Nord in moto è un mito…. È il desiderio confessato ed inconfessabile di ogni Motociclista, di ogni Biker che si rispetti. Perché rappresenta il viaggio verso il Finis Terrae per eccellenza. Ci si affaccia dal pianoro sotto il globo d’acciaio e si guarda a Nord sapendo che non c’è nulla, nessuna terra emersa. Solo il ghiaccio polare, lontano. Poi la terra inizia a “girare” verso Sud e lo sguardo si perde nel nulla e nel vuoto dello spazio.
Perché da solo?
Potrei dire perché non ho trovato compagni di viaggio disposti a muoversi tra giugno e luglio (perché di Bikers che vogliono andare a Capo Nord ce ne sono tanti… quelli che ci vanno davvero un po’ meno). In realtà Capo Nord da soli in moto è un mito nel mito. Un viaggio filosofico alla ricerca di se stessi, alla ricerca della fusione con spazi selvaggi e severi (ma non troppo, siamo sempre in uno dei paesi più ricchi del mondo), dove la maggiore difficoltà è data dalle condizioni atmosferiche.
Un viaggio simile alle mie giovanile scorribande solitarie in montagna… ma con molti meno rischi. Una avventura, si… ma addomesticata.
Tre settimane.
So però che sarà una solitudine molto relativa. Per quel senso di solidarietà che accompagna tutti i Lupi Solitari, i Bikers tendono a socializzare, specialmente quando escono dalla frenesia delle “orecchie a terra” tipiche della Val Trebbia, del Bracco, del Penice o della Cisa e si muovono nei grandi spazi dei viaggi del Mito.
Perché ora?
Perché ne ho le palle piene di vedere la Sanità fatta a pezzi dalla politica. Nel momento in cui si celebrerà l’ultimo scempio che porterà allo smantellamento (o rottamazione) dell’Istituto in cui lavoro da 30 anni e che ho contribuito a costruire voglio essere altrove. Il 1° luglio quando si consumerà una sceneggiata di cui si sa già l’esito non voglio esserci. Per troppi anni mi sono sacrificato per l’Istituto. Sempre reperibile, pronto a lavorare ovunque e a prescindere da tutto attaccato al computer. Questa volta no.
Parto solo con uno smartphone.. che userò non per lavorare ma, se possibile per scrivere qualche nota su questo blog e per rimanere in contatto con la mia famiglia e gli amici.
Del resto, fino a metà luglio non voglio più sentire nulla.
L'idea e il piano del viaggio
A differenza di tanti altri Bikers il viaggio è stato deciso e organizzato in pochissimo tempo; più o meno un mese.
Ovviamente l’idea c’era da un bel po’… ad occhio e croce dalla fine degli anni ’60 quando per caso mi imbattei in un report di un viaggio a Capo Nord fatto con una FIAT 500.
L’Idea si è poi strutturata nel corso degli anni fino a che, con l’avvento di Internet, il “viaggio” ha sicuramente perso parte del fascino, del senso di avventura che aveva quando ne lessi la prima volta.
Questo viaggio è nato per caso, una sera a cena con amici parlando dei problemi di schiena di Antonella si è passati ai viaggi e l’idea di Capo Nord è saltata fuori più che altro come battuta…. Presa al volo e “imposta” in maniera forse un po’….. furbetta J.
Ho deciso quasi subito di fare il primo tratto in treno per tanti motivi. Il primo è il risparmio di tempo. Ho calcolato che il tempo minimo per la Scandinavia sarebbe stato di due settimane.. praticaente senza fermarsi mai… quindi ho deciso di mettercene tre e di risparmiare altri 4 giorni andando (e tornando) da Amburgo con le Ferrovie Tedesche che hanno una linea con auto al seguito da Alessandria.
Il viaggio ha preso forma quando ho prenotato il posto in treno. In quel momento ho capito che il gioco era iniziato sul serio. Dopo sono venute le guide e i piani di viaggio, i files scaricati sul telefono-navigatore e la scelta di cosa portarmi.
Il piano è grossomodo questo:
Le tappe previste (oltre a quella che mi porterà ad Alessandria) sono 17. Nel corso del viaggio le rispetterò abbastanza fedelmente adattandole per adeguarmi ai pernottamenti.
Come dirò nella parte conclusiva, se dovessi rifare il viaggio (magari....) lo farei al contrario... non se ne abbiano i Finlandesi e gli Svedesi... ma dopo aver visto la Norvegia gli altri luoghi perdono parecchio di interesse e il rientro risulta parecchio noioso.
Le tappe:
Ovviamente l’idea c’era da un bel po’… ad occhio e croce dalla fine degli anni ’60 quando per caso mi imbattei in un report di un viaggio a Capo Nord fatto con una FIAT 500.
L’Idea si è poi strutturata nel corso degli anni fino a che, con l’avvento di Internet, il “viaggio” ha sicuramente perso parte del fascino, del senso di avventura che aveva quando ne lessi la prima volta.
Questo viaggio è nato per caso, una sera a cena con amici parlando dei problemi di schiena di Antonella si è passati ai viaggi e l’idea di Capo Nord è saltata fuori più che altro come battuta…. Presa al volo e “imposta” in maniera forse un po’….. furbetta J.
Ho deciso quasi subito di fare il primo tratto in treno per tanti motivi. Il primo è il risparmio di tempo. Ho calcolato che il tempo minimo per la Scandinavia sarebbe stato di due settimane.. praticaente senza fermarsi mai… quindi ho deciso di mettercene tre e di risparmiare altri 4 giorni andando (e tornando) da Amburgo con le Ferrovie Tedesche che hanno una linea con auto al seguito da Alessandria.
Il viaggio ha preso forma quando ho prenotato il posto in treno. In quel momento ho capito che il gioco era iniziato sul serio. Dopo sono venute le guide e i piani di viaggio, i files scaricati sul telefono-navigatore e la scelta di cosa portarmi.
Il piano è grossomodo questo:
Le tappe previste (oltre a quella che mi porterà ad Alessandria) sono 17. Nel corso del viaggio le rispetterò abbastanza fedelmente adattandole per adeguarmi ai pernottamenti.
Come dirò nella parte conclusiva, se dovessi rifare il viaggio (magari....) lo farei al contrario... non se ne abbiano i Finlandesi e gli Svedesi... ma dopo aver visto la Norvegia gli altri luoghi perdono parecchio di interesse e il rientro risulta parecchio noioso.
Le tappe:
Tappa 1 | Amburgo - Frederickshawn | 512 km | ||||||
Tappa 2 | Frederickshawn - Oslo | Nave | ||||||
Tappa 3 | Oslo - Alesund | 564 km | ||||||
Tappa 4 | Alesund - Throndeim | 300 - 380 km | ||||||
Tappa 5 | Throndeim - Mo i Rana | 480 km | ||||||
Tappa 6 | MO i Rana - Bodo | 237 km | ||||||
Tappa 7 | Lofoten | 100 - 150 km | ||||||
Tappa 8 | Lofoten | |||||||
Tappa 9 | Lofoten - Tromso | 420 km | ||||||
Tappa 10 | Tromso - Alta | 300 km | ||||||
Tappa 11 | Alta - Capo Nord | 236 km | ||||||
Tappa 12 | Capo Nord - Inari | 382 km | ||||||
Tappa 13 | Inari - Tornio | 445 km | ||||||
Tappa 14 | Tornio - Umea | 384 km | ||||||
Tappa 15 | Umea - Stoccolma | 640 km | ||||||
Tappa 16 | Stoccolma - Copenhagen | 614 km | ||||||
Tappa 17 | Copenhagen - Amburgo | 340 km |
La Moto e l'attrezzatura
La mia "bambina" è stata amorevolmente preparata dal "Guru" genovese della BMW: Massimo Panfili e la sua officina-covo di BMWisti incalliti.
La preparazione si è limitata al tagliando dei 20.000 km e ad un accurato controllo generale. Faccio montare la presa elettrica laterale per tenere sotto carica le "tecnologie" ma poi Paolo (un mio vicino di "posto moto" in garage, possessore di una RT1200 e che ne conosce una più del diavolo) mi ha montato una presa sottosella... molto più pratica di quella laterale.
L'unico intervento sostanzioso alla moto è stato il cambio gomme. Mi sarebbe piaciuto montare le M5 (Metzeller) belle.. sportive ma poi, per fortuna, monto le Z8, sport turing... stupende sul bagnato e col freddo.. come sperimenterò ampiamente.
Attrezzatura... faccio l'omino-Dainese.. compelto giacca-pantaloni Cordura/D-dry, Guanti (tre tipi, imbottiti, uno in pelle con protezioni e uno in cordura, e uno leggero-primaverile. sottotuta windbreak e un pile (sempre Dainese) con membrana windbreak. Stivali alti D-dry e ESSENZIALE... cerata completa (Tucano Diluvio Light) con soprascarpe e sopraguanti....
Quando piove per ore la cordura si imbeve di acqua e inevitabilmente la membrana "impermeabile" non tiene più....
Se poi sono gli stivali a bagnarsi, ci vogliono due giorni per asciugarli completamente....
Cerata a parte l'unico altro pezzo di abbigliamento tecnico non dainese è stato un secondo paio di pantaloni da moto (regalo di compleanno di Antonella): un paio di jeans tecnici con rivestimento in kevlar ginocchia-lato gamba-fianchi-sedere e protezioni morbide omolgate CE ginocchia e fianchi (Mottowear). Comodissimi, per nulla vistosi e ragionevolmente freschi... li userò fino ad Oslo e da Lullea per tutta la Svezia fino a Genova.
Per il resto pochissima roba: un paio di jeans, tre polo, un paio di scarpe basse da trekking, biancheria e magliette tecniche da trekking per la moto (Decathlon, asciugano in un attimo).
Tecnologie: ovviamente niente computer (scelta di viaggio....). Il grosso dell' Hi-Tech è uno smartphone Nokia N8 con 32 Gb di memoria che mi servirà sia come navigatore che per prenotare alberghi e ostelli (in realtà lo farò solo una volta perchè non ho avuto difficoltà a trovare dove dormire) e per guardare qualche film durante il viaggio. Lo userò anche come macchina fotografica secondaria (ottima visti i 12 Mpixel e le lenti Zeiss) e per controllare (pochissimo) la posta elettronica.
Internet (gratis) è diffusissimo nei paesi scandinavi per cui ho utilizzato il WiFi anche in alcuni campeggi.
L'altro pezzo tecnologico è stata la macchina fotografica, una Lumix TZ8 che grazie alla sua ottica e al superZoom (fino a 700 mm) mi ha permesso di fare bellissime foto e filmati in HD (avevo 2 schede da 16 Gb e una da 8 Gb).
Tutto qui
La preparazione si è limitata al tagliando dei 20.000 km e ad un accurato controllo generale. Faccio montare la presa elettrica laterale per tenere sotto carica le "tecnologie" ma poi Paolo (un mio vicino di "posto moto" in garage, possessore di una RT1200 e che ne conosce una più del diavolo) mi ha montato una presa sottosella... molto più pratica di quella laterale.
L'unico intervento sostanzioso alla moto è stato il cambio gomme. Mi sarebbe piaciuto montare le M5 (Metzeller) belle.. sportive ma poi, per fortuna, monto le Z8, sport turing... stupende sul bagnato e col freddo.. come sperimenterò ampiamente.
Attrezzatura... faccio l'omino-Dainese.. compelto giacca-pantaloni Cordura/D-dry, Guanti (tre tipi, imbottiti, uno in pelle con protezioni e uno in cordura, e uno leggero-primaverile. sottotuta windbreak e un pile (sempre Dainese) con membrana windbreak. Stivali alti D-dry e ESSENZIALE... cerata completa (Tucano Diluvio Light) con soprascarpe e sopraguanti....
Quando piove per ore la cordura si imbeve di acqua e inevitabilmente la membrana "impermeabile" non tiene più....
Se poi sono gli stivali a bagnarsi, ci vogliono due giorni per asciugarli completamente....
Cerata a parte l'unico altro pezzo di abbigliamento tecnico non dainese è stato un secondo paio di pantaloni da moto (regalo di compleanno di Antonella): un paio di jeans tecnici con rivestimento in kevlar ginocchia-lato gamba-fianchi-sedere e protezioni morbide omolgate CE ginocchia e fianchi (Mottowear). Comodissimi, per nulla vistosi e ragionevolmente freschi... li userò fino ad Oslo e da Lullea per tutta la Svezia fino a Genova.
Per il resto pochissima roba: un paio di jeans, tre polo, un paio di scarpe basse da trekking, biancheria e magliette tecniche da trekking per la moto (Decathlon, asciugano in un attimo).
Tecnologie: ovviamente niente computer (scelta di viaggio....). Il grosso dell' Hi-Tech è uno smartphone Nokia N8 con 32 Gb di memoria che mi servirà sia come navigatore che per prenotare alberghi e ostelli (in realtà lo farò solo una volta perchè non ho avuto difficoltà a trovare dove dormire) e per guardare qualche film durante il viaggio. Lo userò anche come macchina fotografica secondaria (ottima visti i 12 Mpixel e le lenti Zeiss) e per controllare (pochissimo) la posta elettronica.
Internet (gratis) è diffusissimo nei paesi scandinavi per cui ho utilizzato il WiFi anche in alcuni campeggi.
L'altro pezzo tecnologico è stata la macchina fotografica, una Lumix TZ8 che grazie alla sua ottica e al superZoom (fino a 700 mm) mi ha permesso di fare bellissime foto e filmati in HD (avevo 2 schede da 16 Gb e una da 8 Gb).
Tutto qui
Tappa 0 - La partenza
25 Giugno 2011
Genova – Alessandria – Amburgo (D)
E via… si dia inizio alle danze…
La moto è pronta, tagliando dei 20000 km un mese fa, gomme nuove, ultimo controllo ieri da Panfili che sapendo del viaggio (anzi del Viaggio) ha fatto l’ultimo controllo a bulloni e gruppo trasmissione.
Incredibilmente sono riuscito a chiudere il tris di borse e la borsa da serbatoio, ho il forte sospetto di essermi portato troppa roba (sospetto confermato… non per l’abbigliamento tecnico ma per quello più o meno civile).
Beh, alle 17 devo essere ad Alessandria, quindi sto proprio partendo ma, anche se sto camminando verso il garage per prendere la moto e portarla sotto casa per caricarla sono ancora un po’ incredulo… ma sto veramente andando a Capo Nord???
Mi sembra incredibile, c’è gente che ha preparato il viaggio per un anno e io ho deciso, messo in pratica, fatto un piano di viaggio (approssimativo) e sono partito in un mese…. lavorandoci solo la sera(con grande gioia di Antonella...).
Non è che non ho preso bene in considerazione la complessità del viaggio? C’è gente che parte con la moto che sembra una succursale di una moto officina e io parto solo con il kit per la riparazione gomme…. Troppa fiducia nelle mie forze e nella meccanica della BMW?... mah, vedremo… ho assicurazioni che garantiscono il rientro mio e/o della moto in Italia da qualunque parte del mondo… di cosa mi devo preoccupare?
Davanti al portone di casa fotografo il quadro strumenti della moto. Il contachilometri segna 20214.
Antonella mi aiuta a portare giù per sei piani (a piedi, of course… delizia di vivere nei caruggi del centro storico di genova…) e mi ricordo quando due anni fa scendevamo le stesse scale alla volta della Bretagna, bellissimo viaggio, il primo dei lunghi viaggi, quella volta assieme. Una volata di soli 10 giorni (purtroppo) alla volta di un posto magico…
Una volta caricata la mia motina (?!) non perde un briciolo della sua eleganza…. Nel viaggio vedrò mastodontiche Gold Wing con carrello (!!!) caricate di tutto e di più… con sacche varie attaccate alle borse rigide o alla sella…. Ma cosa diavolo si porta la gente??? Anche la gabbia del canarino ???? Io no, tengo le laterali, i famigerati “portacipria” come li chiamano i GSisti, chiuse al minimo per non alterare l’aereodinamica (e il vento di Capo Nord e dei lunghi ponti sospesi mi darà ragione), bauletto, borsa da serbatoio e nulla di appeso. Come se partissi per un lungo week end.. e invece sto partendo per Capo Nord, con l’attrezzatura invernale completa….
Bene, Federica l’ho salutata al telefono (è ad Urbino per gli esami universitari), Anto è qui… un rapido abbraccio… un “ci sentiamo”… “sii prudente, divertiti” e via, Genova Ovest, A26 e in un’ora sono ad Alessandria al terminal DB Autozug dove la teutonica precisione si abbina al sano casinismo italico…
Ci saranno una sessantina di moto in attesa di imbarcarsi… tutti tedeschi che tornano a casa e due soli italiani: io e Massimiliano, di cui parlerò nel racconto della prima tappa.
L’evento più significativo della giornata?
Caricare la moto sul treno cavalcandola buttando il corpo di lato per non provare l’efficienza del casco urtando le centine del soffitto dei vagoni ed evitando i vari e micidiali agganci sul pianale….. Mi sembra di essere un fantino al palio di Siena…. La moto viene professionalmente immobilizzata.. stacco la borsa da serbatoio.. e via…
Sono proprio partito…
Capo Nord: Tappa 1
26 Giugno 2011
Amburgo (D) – Saevy (DK) 520 Km
E via, si incomincia sul serio…..
Incredibile, il treno è in perfetto orario. 15 ore di treno e i primi 1250 km sono dietro di me…(bella forza..). Tutto sommato una piacevole tratta ferroviaria. Nello scompartimento c’erano una coppia che tornava a casa ad Amburgo e due altri bikers: Berndt che torna anche lui ad Amburgo su una BMW HP2 e Massimiliano di Roma, anche lui diretto a Capo Nord, su una Kawasaki Versys, ma con qualche giorno più di me e con un percorso diverso, salirà per Svezia e Finlandia e scenderà per la Norvegia.
Con Berndt mi incontrerò anche al ritorno, stesso treno e stesso scompartimento. Con Massimiliano mi incontrerò oltre il Circolo Polare Artico, prima di Alta, in un luogo fiabesco, un passo di montagna (400 metri s.l.m.!!!) in mezzo a campi di neve spazzati dal vento con un branco di renne che scorrazza libero…. Ad una temperatura di 2 o 3° C…. ma non anticipiamo i tempi.
La serata in treno scorre piacevole chiacchierando con Berndt, di ritorno da un giro con amici tra Toscana e Liguria, sorpreso per il folle desiderio di noi “Italianen” di preferire la pioggia e il freddo della Norvegia e tappe di 5-600 km al caldo sole dell’Italia….
Io cerco di spiegargli che vivendo a Genova la moto la uso sempre e che a luglio ed agosto il caldo per i miei gusti è un po’ troppo per fare lunghi giri in moto a meno di non girare solo sulle Alpi. Non sembra molto convinto… d’altra parte ad Amburgo la stagione motociclistica si riduce a quattro mesi….
La serata si conclude degnamente con una bottiglia di ottimo vino condivisa da Berndt. Casualmente scopriamo che il 13 luglio saremo sullo stesso treno (Amburgo-Lorrach); ci diamo un appuntamento telefonico per berci una birra assieme.
Dopo lo shock della partenza, la discesa dal treno non presenta troppi problemi… certo cavalcare la moto stile “Cavallo Pazzo” non è entusiasmante e penso alla eventuale ingloriosa fine del mio sogno se dovessi finire lungo nel vagone….
A terra decido di utilizzare il GPS per uscire dalla città ma stupidamente non ho attivato il navigatore appena uscito dal vagone. Dato che non voglio utilizzare l’A-GPS per evitare salassi con Vodafone devo aspettare che il telefono agganci il satellite ma dato che Massimiliano è dotato di un potente Garmin decido di aggregarmi a lui per uscire da Amburgo anche se lui è diretto verso Lubecca e io verso Kiel. Cinque minuti dopo essere partiti il GPS finalmente si riposiziona (pensava di essere ancora ad Alessandria) e mentre stiamo passando per il quartiere a luci rosse di Altoona (abbastanza movimentato nonostante siano solo le 14) la vocina della navigatrice mi dice abbastanza seccata di fare inversione e di andare dalla parte opposta… benedetto navigatore… chissà dove sarei finito…
Saluto Massimiliano, ci diamo appuntamento per i primi di luglio tra Capo Nord e le Lofoten e finalmente il mio viaggio solitario incomincia sul serio…..
In 10 minuti sono sulla A7 che taglia dritta il Nord della Germania e traversa tutta la Danimarca. Ero psicologicamente preparato alla noia delle autostrade tedesche… ma la realtà è peggiore di qualsiasi fantasia o aspettativa.
Mi tengo sui 130, la borsa da serbatoio protegge bene dal vento, solo mi sembra di essere immobile. Dei missili terra-terra mi sorpassano a velocità ben superiori ai 200… già, siamo in Germania, la terra dei non-limiti di velocità…
Se non ora, quando????
Apro il gas e nonostante sia a pieno carico in un attimo mi trovo a 190… e ogni tanto qualcuno mi supera…. Ma a quanto ca@@o vanno??? Mantenere quella velocità su una “nuda” è una impresa titanica, Lo avevo già sperimentato sul circuito di Vairano. Mollo tutto e mi riporto a velocità più accettabili, tra i 130 e i 150. Per ammazzare la noia mi fermo a fare benzina e ad alzare la glicemia con un panino da “porcello”… una sorta di misto di salumi e formaggi tedeschi con una strana salsa…
Sosta panino sull'autostrada tedesca... che noia mortale |
In Danimarca la musica cambia. 110 km/h stretti…. In compenso sciami di moscerini da oscurare il sole come se fossimo alle Termopili…. Ogni mezzora devo fermarmi per pulire la visiera.
Anche nella bassa Danimarca la noia è mortale, solo dopo Kolding il terreno si muove un po’ ma non più di tanto..
Finalmente esco a Saevy, pochi chilometri prima del porto di Frederikshavn da dove domani alle 10 partirà il traghetto per Oslo. Attacco il navigatore per farmi portare senza problemi all’ostello che ho prenotato da Genova e poco dopo il mio intuito mi fa sospettare che la gentile vocina mi stia portando dalla parte opposta di dove dovrei andare… decido di seguire le indicazioni e, ovviamente, quando mi arriva la comunicazione che la mia destinazione è stata raggiunta in concomitanza con un inconfondibile odore di stalla ho la conferma che il navigatore mi ha portato dove voleva lui/lei e non io… e precisamente in una megafattoria Danese dove vengono allevate mucche in quantità… e dalla puzza direi anche parecchi maiali…
Sono stanco, accaldato, incazzato e coperto di moscerini… come fine di prima tappa direi che non c’è male… E anche un po’ preoccupato per le performance del navigatore… vuoi vedere che Antonella aveva ragione a volere che mi comprassi un “vero navigatore” ??? se solo quello di mamma BMW avesse un prezzo accettabile…. (qualche giorno dopo mi accorgerò di avere inserito male l’indirizzo dell’ostello…).
Comunque grazie alle indicazioni di un addetto della fattoria riesco a raggiungere l’ostello (Danhostel Saeby, 35 € con prima colazione) abbastanza carino dove ho la fortuna di dormire da solo in una stanza da 5 letti.
Ostello a Saevy |
La ricerca di un posto dove cenare non è così semplice.. alla reception mi spediscono nel centro di Saeby… ridente luogo di villeggiatura… per fantasmi….. sono le 8 e 30….. e non c’è NESSUNO… ma veramente nessuno (guardare la foto per credere)…. L’unico posto aperto è un improbabilissimo ristorante italo-messicano dove mangerò quella che, per il momento, ritengo essere la più disgustosa pizza della mia vita... (non avevo alternative….).
La frenetica vita a Saevy |
Vabbè, filo a letto con lo stomaco in subbuglio e buonanotte.
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